IL CAMMINAMENTO "NOBEDAN"

Il percorso all’interno del giardino non ha solo una valenza funzionale, ma comprende una interpretazione simbolica, rituale ed esperienziale, portando l’ospite ad ammirare angoli segreti, guidandolo attraverso azioni e pensieri con lo scopo di renderlo parte di un modo di vivere il luogo ed il momento. Spesso sono luoghi, istanti, vedute che il proprietario custodisce e condivide con poche persone. Il sentiero inoltre, in passato veniva abbellito e legato ad altri elementi, quali le lanterne, le vaschette in pietra e i ponti, così come le piante ed altri oggetti simbolici. La scelta delle pietre segna passo, rimane legata al contesto del giardino, la tonalità del sasso sarà quanto più simile all’ambiente circostante, il sasso che verrà incastonato nel terreno dovrà dare la sensazione di stabilità e comunque la superficie superiore dovrà essere liscia e maggiore della pianta del piede che la calpesterà, la diagonale maggiore segnerà la direzione del camminamento per guidare la persona che lo attraversa.

Quando si disegna il sentiero, dobbiamo pensare che servirà a guidare il nostro ospite alla scoperta del giardino, questo sta a significare che possiamo progettare a priori quello che vogliamo far scoprire o celare. Il segna passo infatti induce chi lo percorre ad adattarsi alla geometria del paesaggio, se i sassi saranno distanti, l’ospite sarà invogliato ad allungare il passo, quindi la falcata, il tempo di percorrenza e di conseguenza sarà meno attento al particolare, al contrario i segna passi corti diminuiranno i tempi di percorrenza e aumenteranno l’attenzione dell’ospite a ciò che lo circonda. Possiamo poi indurre l’ospite alla sosta, davanti ad un elemento di richiamo o di rito, attraverso l'interruzione del sentiero con un elemento più grande sul quale sarà indotto a sostare in contemplazione o nello svolgimento di un'azione rituale.

LE PIETRE MONOLITICHE

Le pietre sono un elemento essenziale nel giardino, basti pensare che nel passato i giapponesi credevano che un luogo circondato da rocce fosse abitato da divinità, il nome era amatsu iwasaka (barriera celeste). Spesso nei giardini giapponesi, ricchi di simbologie, le pietre rappresentano isole o montagne e la loro collocazione và sempre effettuata considerando le dimensioni e il numero. Devono sembrare disposte casualmente ma inserite armonicamente nel complesso, è importante che la pietra principale sia posata per prima e le altre in relazione ad essa siano asimmetriche e in numero dispari. E’ consigliabile anche esporre il lato migliore della pietra e scegliere con cura forma e colore.
I giardini giapponesi prediligono rocce con colori scuri e delicati, ma è possibile anche l'utilizzo di pietra calcarea, bianca o grigia. Le pietre devono avere un aspetto antico con forme naturali modellate dal vento e dal mare, meglio se ricoperte di muschio.

In base alla forma vengono suddivise in cinque tipi:
- Taido (legno): pietre verticali che simboleggiano gli alberi spesso inserite nel fondo del raggruppamento.
- Reisho (metallo): pietre verticali basse che simboleggiano la stabilità e la fermezza del metallo.
- Shigyo (fuoco): pietre ramificate o arcuate che con le loro forme ricordano la fiamma.
- Shintai (acqua): pietre di forma piatta o orizzontale che si utilizzano per equilibrare ed armonizzare la composizione.
- Kikyaku (terra): pietre che simboleggiano la terra spesso reclinate con il compito di conferire armonia ai raggruppamenti.

I BONSAI

Una leggenda Cinese narra che il celebre poeta e ufficiale dell’esercito Guen-Ming, abbandonati gli affari di stato, decise di coltivare crisantemi in vaso e questo fu l' inizio della coltivazione delle piante in piccoli contenitori, così circa 200 anni dopo nacque l' arte del Bonsai. Più che un’arte viene considerata uno stile di vita dai maestri bonsaisti cinesi che consideravano il bonsai la rappresentazione dell’armonia fra cielo e terra, tra uomo e natura.
Il temine deriva da bon “contenitore e sai “coltivare”. Nei tempi antichi, i bonsai erano generalmente apprezzati da aristocratici, sacerdoti e altre persone di alto rango, ma anche la gente comune iniziò a deliziarsi con loro dal periodo Edo (1603–1867) in poi. Successivamente, durante il periodo Meiji (1868-1912) i bonsai vennero apprezzati come oggetti d'arte e le persone iniziarono a coltivare bonsai non solo come hobby ma anche come attività artistica. Cominciarono anche ad essere organizzate mostre di bonsai su larga scala e furono pubblicati libri accademici sulle tecniche di coltivazione. Oggi, coltivare bonsai continua ad essere un hobby apprezzato da chiunque. È anche considerato una parte importante della tradizione culturale e artistica del Giappone, alimentata negli anni dal clima della nazione e dall'amore della gente per la natura. Il bonsai è sicuramente un elemento decorativo molto utilizzato nel giardino giapponese, riporta il significato della vita e del passare del tempo, suggerendo un sentimento di pace interiore di calma e semplicità.
Esteticamente il bonsai deve ricordare l’immagine degli alberi nel loro ambiente naturale, per questo è fondamentale che la potatura dia un aspetto realistico della pianta.
Al di là delle varie tecniche utilizzate, il principio fondamentale è la triangolarità in quanto in natura i rami alla base dell’albero, sovrastati dalla crescita di quelli più alti, si allungano alla ricerca di luce, conferendo alla chioma una struttura triangolare.
Naturalmente bisogna sempre tener presente le diverse tipologie di piante e le loro svariate forme.
I potatori più esperti sanno controllare la crescita dirigendo verso l’alto o verso il basso un ramo, lavorando il tronco e la forma per creare un’estetica migliore.
Interessante è anche la tecnica dello jinning che consiste nel tagliare con delle pinze una parte di corteccia per riprodurre la classica troncatura causata da un colpo di fulmine o un altro evento naturale.
Spesso si utilizza un filo di metallo avvolgendo i rami o i tronchi per ottenere un’inclinazione diversa, oppure l’abbassamento di rami mediante la sospensione di piccoli pesi.
Altrettanto fondamentale è la scelta del terriccio, facilmente reperibile in commercio, e il contenitore che dovrebbe essere alto quanto la larghezza della base del tronco e non troppo grande rispetto alla pianta.
I vasi possono essere di diversi materiali, dal cotto, alla porcellana, al più moderno gres e la forma sarà associata allo stile che si intende ottenere.

LE LANTERNE IN PIETRA

Nella realizzazione di giardini giapponesi si fa largo uso delle lanterne in pietra come ornamento.
L'origine di questi oggetti è piuttosto dibattuta ed incerta.
Le lanterne iniziarono a trovare la loro collocazione nei giardini con lo sviluppo della dottrina delle cerimonia del tè: molti importanti maestri realizzavano punti di passaggio e purificazione nei pressi di una lanterna lungo il sentiero che porta alla casa del tè.
L'origine più ancestrale di questo elemento è senza dubbio da ricondursi alla tradizione religiosa non solo giapponese ma anche orientale e buddista.
Esistono molti elementi di connessione tra elementi e monumenti votivi di vari paesi di religione buddista: dallo stupa cinese, al futo koreano fino, infine, al gorinto giapponese.
Proprio nella costruzione di questi mausolei votivi si ritrova la dottrina secondo la quale il corpo fisico è composto da cinque elementi, a cui torna dopo la morte.
Gli elementi sono i seguenti: Il quadrato che rappresenta la Terra, la sfera l’Acqua, il triangolo il Fuoco, la mezzaluna l’Aria e l’ultima forma, che è quella che più differisce da paese a paese, rappresenta il Vuoto, l’Etere o l’Energia.

La costruzione della lanterna richiama nel numero e a volte anche nelle forme questi elementi. Esse sono sempre costituite da 5 elementi più il basamento (quando presente):
- basamento (kidan/kiso 基壇/基礎)
- pilastro (sao 竿)
- basamento intermedio (chuudai 中台)
- lucernaio (hibukuro 火袋)
- ombrello (kasa 笠)
- houju 宝珠 (la gemma sacra o puntale, quasi sempre rappresentante in maniera stilizzata un bocciolo di loto)

Fastpond seleziona le sue lanterne e altri arredi con lo scopo di offrire alla sua clientela il miglior compromesso tra funzionalità e finitura estetica prponendo quanto di meglio disponibile sul mercato.
Le lanterne presenti nel nostro catalogo sono costruite a partire da blocchi di pietra tagliati a macchina, successivamente vengono effettuate lunghe e numerose rifiniture manuali. Sono tutte dotate ti foro per il passaggio di un cavo elettrico e di sufficiente spazio nel lucernaio per installare una piccola lampadina led o a basso consumo.
Si consiglia comunque di assaporare appieno il gusto tutto tradizionale di utilizzare una piccola candela al posto della lampadina.
Le nostre lanterne sono oggetti belli e di puro artigianato, ricchi di fascino, storia e significati, in grado di portare il gusto del giappone nel laghetto e nel giardino.

LE PRINCIPALI LANTERNE

Oribe 織部灯籠

Lanterna semplice e moderna molto adatta ad illuminare punti particolari di un nobedan (camminamento) che conduce verso la casa del tè o verso il laghetto. Spesso abbinata a composizioni di rocce e chozubachi (vaschetta di purificazione). Fu disegnata dal maestro cerimoniere Furuta Oribe (1544-1615). Non possiede basamento, viene infissa nel terreno con la sua colonna a base quadrata. Per questa caratteristica rientra nella classificazione delle lanterne “ikekomi”.  Il lucernaio quadrato (hibukuro) è poggiato su una piattaforma sempre a base quadra (chudai) con il corpo rastremato. Possiede aperture quadrate e richiamanti i 5 elementi dello stupa/gorinto, talvolta sono chiusi con uno shoji (telaio in legno o bambù). Le aperture laterali sono a forma di luna crescente e di una luna piena (un cerchio).

Sopra il lucernaio vi è un tetto costituito da una lastra rastremata (kasa), sormontata da un bulbo rappresentante un bocciolo di loto (houju).

In alcune versioni di questa lanterna è presente una scritta lungo il piedistallo. Si tratta del monogramma “IHS” (iota-eta-sigma) che richiama il nome di Gesù Cristo. Il motivo di questa particolare inscrizione è legato ad un prete cattolico di nome Francis Xavier che divulgò il cristianesimo in Giappone attorno al 1550. Questo personaggio si mise fortemente in contrasto con il potere buddista tanto che il cristianesimo venne bandito a causa del crescente consenso che andava raccogliendo. In questo contesto, la lanterna oribe veniva utilizzata dai seguaci cattolici "clandestini" come segno di riconoscimento e di incontro segreto.

Yukimi doro 織部灯籠 -

E’ una lanterna bassa e larga, molto bella se posizionata vicino allo specchio d’acqua. Adatta anche a fungere da singolo ornamento in un’area arredata del giardino.

L’origine di questa lanterna non è del tutto nota. Il termine “yukimi” significa visione neve (o luce da neve) ma l’ideogramma originale giapponese può anche rappresentare una “luce galleggiante”. Si ritiene possa essere nata nel periodo EDO (1600) come lanterna di segnalazione da Lanterneposizionare sugli isolotti nel centro dei laghi giapponesi. Veniva installata a contatto con l’acqua, normalmente con una delle tre gambe poggiata sul terreno e le altre due immerse nell’acqua; probabilmente lo scopo era di segnalare il livello della marea. La sua costruzione è adatta ad essere identificata in un paesaggio innevato poiché è bassa e possiede un ombrello molto ampio. In generale, ha un lucernaio esagonale, un ombrello ampio da tre a otto sezioni. Di solito è supportata da quattro gambe. Le dimensioni variano da 0,5 metri fino a più di 3 metri di altezza.

Rankei (Yukimi Gata) -

Si tratta sempre di una lanterna del gruppo yukimi, quindi destinata alla zona acquatica. In questo caso però abbiamo un unica gamba curva che serve proprio a far sporgere la luce sul pelo dell’acqua. Una delle lanterne più belle ed affascinanti per il posizionamento a bordo Lanternelaghetto.

Kasuga 春日 -

Si tratta di una bellissima lanterna con piedistallo; per questa caratteristica è adatta ad essere utilizzata su qualsiasi supporto. Sono lanterne generalmente piuttosto grandi, composte da un basamento, una colonna che termina con una struttura ad anello sopra la quale vi è il lucernaio, spesso riportante forme animali o simboli. Quest’ultimo è sormontato da un ombrello con forma elaborata. La sua origine è legata ad un importante tempio scintoista da cui prende il nome, il kasuga taisha shrine (o grand shrine) eretto nella città di Nara. Questo tempio fu fondato nel 768 dC e in un primo momento utilizzato esclusivamente dalla famiglia Fujiwara che ne era proprietaria. Oggi è inserito in un’area dichiarata patrimonio dell’umanità. Raggiungere il santuario comporta una lunga passeggiata attraverso tre porte (torii) lungo un viale di alte ed imponenti lanterne kasuga dalla struttura massiccia.

Pagoda パゴダ -

La lanterna a forma di pagoda richiama, naturalmente, i famosi ed imponenti templi buddisti giapponesi.

La pagoda nasce come reliquiario dove ospitare i manufatti religiosi buddisti.

La lanterna ne richiama le fattezze e può essere anche di dimensioni ragguardevoli. Le prime risalgono al periodo EDO.

Sono oggetti che possono raggiungere nel tempo un valore importante, tanto che è molto frequente il restauro di esemplari antichi.

Miyoshi, Michi shi rube -

Sono lanterne moderne destinate all’illuminazione di sentieri.

Si integrano molto bene nell’architettura e nel paesaggio occidentale data la semplicità delle loro forme.

Non possiedono ombrello ma sono costituite da un unico pilastro nel quale viene ricavato il lucernaio.

Tsukubai e chozubachi -

Il termine tsukubai indica una composizione di oggetti: il chozubachi (lavabo in pietra), yaku-ishi (composizione di pietre per usi speciali), lanterna. L’ultimo elemento non è sempre presente, una delle lanterne più usate per questo scopo è la oribe. La composizione spesso ha uno sfondo costituito da pietra, piante o una struttura (muro, bambu). Il lavabo chozubachi è destinato alla purificazione delle mani per i visitatori che lungo il sentiero si recano alla casa del tè. Spesso è abbinato al kakei che è una fonte d’acqua in bambu.
Una variante tipica dello chozubachi è lo zenigata mizubachi, detto anche lavabo a forma di moneta. In effetti esso è un blocco di pietra circolare che riproduce una vecchia moneta cinese, ha la forma di un cerchio che rappresenta il cielo (yang),

al centro vi è un foro quadrato che rappresenta la terra (yin). Visto dall'alto, il lavabo riporta una scritta affascinante poichè sui quattro lati del quadrato centrale sono presenti degli ideogrammi. Leggendo in senso orario da sinistra, i caratteri significano: freccia (ware) , cinque (tada), coda corta (shiru), uccello (taru). Il carattere quarto ed ultimo, in fondo, non ha alcun significato di per sé, e questo va considerato come un indizio. In combinazione con l'apertura della vasca quadrata, forma un carattere che ha il significato di sufficiente. Infatti, la bocca del bacino è parte integrante della scritta. Ogni carattere combina con esso per formarne uno completamente diverso.


L'iscrizione letta in combinazione con l'apertura quadrata della vasca fornisce: Ware Tada Shiru Taru, oppure Ware Tada Taru wo Shiru. Tradotto: "Io conosco solo soddisfazione" o "Io sono contento di quello che ho" o "Io solo conosco cosa mi rende felice". Il testo si trova spesso sui bacini idrici in Giappone. Si tratta di un detto Zen chepuò anche essere interpretato come: "chi impara ad essere modesto, si arricchirà nello spirito!" o "Imparo solo per essere felice". Chi impara solo per essere felice è spiritualmente ricco, mentre chi non impara a essere felice è spiritualmente povero, anche se è materialmente ricco. Questo è un concetto importante nella filosofia Zen, la conoscenza fine a se stessa è sufficiente per la felicità dello spirito. Proprio come il giardino roccioso: se tutto quello che riesci a vedere è un cumulo di macerie, hai perso il punto.

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